mercoledì 12 novembre 2014

note per un orto fuori dagli schemi

nonostante l'agguerrita concorrenza della televisione, che monopolizza il tempo libero, e l'obbligo delle vacanze estive, diventate un dovere sociale, fattori che sono contrari alle esigenze dell'orto, recentemente ho notato un forte interesse nella gestione di un orto famigliare. Inoltre riscontro un forte interesse verso le erbe da raccogliere in natura, ma questo pone alcuni problemi, ed essenzialmente: conoscere adeguatamente e con sicurezza le piante commestibili non è cosa semplice, inoltre va considerato che in natura sono diffuse a tutte le quote piante anche pericolose. Altro fattore importante è dato dall'attuale forte impoverimento della biodiversità, soprattutto qui in pianura, dove i coltivi moderni hanno sostituito i prati stabili e le vecchie "piantate" dove era possibile raccogliere un buon paniere di ottime specie, ma anche dai piani di smaltimento liquami di stalla  e porcilaia, per nemmeno le carreggiate possono ritenersi sicure.
Questo lungo prologo solo per suggerire una soluzione a quelli che vanno per erbe, e che in pratica ripercorre il ciclo dell'uomo raccoglitore, cacciatore e pescatore, diventato industrioso coltivatore: un'orto fuori schema, dove non si coltivano pomodori e rapanelli , ma altre specie altrimenti rintracciabili solo in natura, ovvero specie coltivabili in una parte dell'orto convenzionale. Ed ecco i suggerimenti, premettendo che:
-non tutte le specie sono perenni, ma spesso sono biennali(campanula rapunculus); spesso sono a vegetazione breve (aglio Orsino)
-va  considerata bene la specie da seminare, per l'uso gastronomico.
-alcune specie sono indicate nella decorazione delle vivande, molto più che per l'uso prettamente culinario, ad esempio la borraggine, per cui una sola pianta è sufficiente
l'elenco non è in ordine alfabetico, né per famiglia botanica, non segue un ordine logico se non quello dell'interesse orticolo.
AGLIO ORSINO-ALIARIA PETIOLARIS-ALIUM SCHOENOPRASUM-CAMPANULA RAPUNCULUS-CHENOPODIUM BONUS ENRICUS-BORRAGO OFFICINALIS-FINOCCHIO SELVATICO-ANETUM GRAVEOLENS-OXALIS-ERUCA SATIVA-DIPLOTAXIS-HUMULUS LUPPOLUS-ORTICA-RUMEX-SILENE-INTIBUS CICHORIA-LEPIDIUM SATIVUM-MALVA SILVESTRIS-STACHIS AFFINIS-
per tutte queste specie sono reperibili i semi (Jelitto)
Digitando su Google i vari nomi botanici si trovano decine di ricette (da considerare bene prima di mettere in padella)
Ovvio che se l'orto non c'è, la faccenda diventa problematica, ma tutti i comuni sono ben disponibili a concedere delle parcelle, altrimenti su un balcone e con cassone di plastica si può con estrema facilità avere sempre il crescione fresco (Lepidium sativum) e qualche altra specie che insaporisca la normale insalata (aliaria petiolaris)
Altrettanto ovvio che nel normale orto saranno presenti le normali piante odorose (timo ecc)
Quanto sopra evita sicuramente mali di pancia dovuti ad ingestione di piante selvatiche, raccolte in natura, ma che possono dare problemi di identificazione.
Non sempre la Natura è benigna, a volte richiama all'ordine.

PIANTE VELENOSE


Le notizie date in questo incontro provengono da un testo francese di Jean Brunetton- Plantes Toxique, vegetaux dangereux pour l'homme et les animaux.

Di questi tempi nelle riviste ed in genere sui Media viene dato per scontato la conoscenza di un vasto numero di piante commestibili in natura, ma in effetti la casistica riportata sul testo suddetto smentisce, riportando cifre ufficiali del tipo : negli stati Uniti nell'anno 1994 sono stati registrati 103.616 casi di incidenti con le piante, e la tendenza è all'aumento.
Così si scopre che non solo nei boschi, ma nei nostri giardini e dentro le nostre case è possibile avere problemi anche gravi.
Escludiamo qui il problema funghi, e procediamo per specie appartenenti alla stessa famiglia, ma teniamo in considerazione l'effetto globalizzante attuale, per cui in casa ci troveremo una GLORIOSA Superba
acquistata sui cataloghi olandesi, ma proveniente dal Malabar ed Africa, con forti contenuti di colchicina, o molto più frequentemente la DIEFFENBACHIA (aracee)
che nei paesi d'origine compare in ricette di alcuni veleni per freccie, e che comunque può provocare dermatiti per semplice contatto, ed edemi in caso di ingestione (arpioni di ossalato di calcio)
Ovvio che per lo più il pericolo è per i bambini, ed al limite per gli animali domestici (anche se per la verità di solito gli animali conoscono il pericolo anche delle piante esotiche)
Normalmente la pericolosità di un veleno è  data dalla quantità ingerita, è noto che in Omeopatia sono frequentemente usati principi a base di specie fortemente tossiche (aconitum, brionia, veratrum ecc)
In termini tossicologici "Tossico" si collega ad esempio alla Digitalis, Belladonna, veratrum ecc, potenzialmente mortali, ma fortunatamente i disagi legati a piante tossiche sono nelle nostre regioni relativamente pochi, anche se i danni spesso sono multipli: allergie respiratorie, dermatiti, fotosensibilizzazioni, aggressioni da spine e bordi fogliari taglienti ecc: anche questi sono "danni vegetali".
L'obiettivo principale di questo incontro è creare dei dubbi più che delle certezze (cosa demandata alle riviste ) soprattutto cercare di prevenire ingestioni improprie, evitare i rischi di una automedicazione incontrollata a mezzo di piante (che spesso viene negata e nascosta al medico cui ci si rivolge)
Un dato statistico:Il 79% dei casi coinvolge giovani - di cui il 50% inferiore a a TREanni-
Una volta su due si tratta di problemi gastro/intestinali, una volta su dieci Cardiovascolari e cutanei.
Fra gli adulti un 13% dei casi è risultante da un tentativo di suicidio.
Nessun caso risulta a carico delle Suocere, evidentemente mitridatizzate
Le vittime sono spesso sotto i tre anni, spesso per ingestione di bacche.
In conclusione : i casi di avvelenameno sono tutt'altro che rari, e va sempre bene quando non capitano in famiglia.
Sono generalmente senza conseguenze, anche perchè generalmente il veleno vegetale è fortemente amaro, e quindi difficilmente se ne ingerisce molto, spesso è disgustoso (ma non sempre: Arum, dulcamara)
Gli incidenti più frequenti sono per contatto su cute e mucose:
-Orticaria indotta da peli urticanti, o lattice (euphorbiacee ed attualmente Rincospermum)
-Irritazione primaria meccanica, spine, concrezioni minerali (aracee), o chimiche (Thimeleacee) linfe di ranuncoli ecc.
-Fototossicità: apiacee, rutacee (iperico) moracee ( linfa del fico)
-Incidenti per ingestione: quasi sempre è un atto volontario dell'adulto, che cucina una pianta che ritiene commestibile (liquore di veratrum scambiato per Genziana Lutea) o che ritiene salutareNota Bene:l'infuso prolungato di frutti tipo bacche di Prunus Laurus Cerasus in alcool estrae Amigdalina, che a livello acidi dello stomaco sviluppa acido prussico. E tanto per non dare tutto per scontato, l'Ocimum Basilicum del pesto alla genovese, se viene utilizzato nelle sue prime 4-5 foglie è seppure leggermente tossico, in quanto per autodifesa dagli animali erbivori elabora tossine che successivamente scompaiono. Per inciso e per esperienza personale, se avete un giardino dove ci sono animali brucatori (caprioli ecc) metteteci tutte le labiate che potete ( menta, timo, salvia,monarda ecc)
Attualmente l'uso a fini alimentari e salutistici, indotto dal bisogno di autenticità, ritorno alla natura, semplice curiosità ecc, porta molta gente a consumare specie selvatiche.
Vengo da una famiglia che abitava in campagna, quindi le normali piante che venivano raccolte soprattutto in primavera le conosco, ma qui vorrei sapere chi conosce il Tragopogon (barba di becco) e chi saprebbe oggi trovare la Intibus Cicorium, e ancora di piu' il crescione, specie che ormai appartengono alla archeologia botanico/gastronomica; Eppure in alcune regioni è ancora possibile trovare nei mercati delle misticanze molto complesse, ma occorre essere capaci di identificare con sicurezza e correttamente le specie, ma soprattutto convincersi che non tutto quello che è naturale è anche automaticamente benefico e non dannoso.
L'errore di identificazione è all'origine di incidenti di gravità variabile, esempio:
bulbi di ornitogallum scambiati per Muscari comosus
bacche di Paris quadrifolia e di Belladonna scambiati per Mirtillo
radice di rafano (armoracia rusticana) scambiato per radice di Fitolacca decandra
ma soprattutto scambiare la genziana lutea con il veratro è potenzialmente mortale.
Anche il non rispetto per le antiche norme di cucina che permettevano a popolazioni povere di fruire di piatti gustosi (germogli di clematis vitalba, germogli di fitolacca) spesso sono disattese.
Spesso nelle riviste e pubblicazioni periodiche sono trascurati i dosaggi relativi all'uso di alcune specie, ed il mercato relativo alla medicina naturale ed allopatica, in forte aumento e che sollecita la curiosita di un pubblico sempre più vasto, non considera che anche una pianta benefica può essere causa di errori di dosaggio e quindi di danno. In Farmacia è facile vedere ceramiche antiche con scritte tipo Atropa belladonna, Jusquamo, e di solito in farmacia non si vendono veleni, si spera, l'unica differenza è il sapiente dosaggio, ed il risultato che si vuole ottenere.
Vediamo ora cosa si può facilmente trovare nel giardino di casa o dentro casa:esposizione per famiglie botaniche.
TAXACEE. taxus bacata, commestibile solo l'arillo rosso, i resto è fortemente tossico-sacro in tutte le religioni, (è citostatico :Taxolo)
AMARILLIDACEE:Narcissus, Galanthus, Leucoljum,Steibergia ecc grossi complessi di alcaloidi, anche dermatiti da contatto
'APIACEE-3000 specie, molto omogenee anatomicamente, ma per questo molto difficili da identificate con precisione.Daucus Carota,Sedano, Coriandolo, Prezzemolo, Anegelica tutti li conosciamo: ma fuori dall'orto di casa ce ne sono migliaia di specie e sottospecie estremamente pricolose (cicuta, Conium Maculatum -Socrate) che inducono alla massima attenzione
APOCINACEE.180 Generi,1300 specie- da noi frequenti sono Vinche e Nerium Oleander:quest'ultimo è conosciutissimo, ma la Vinca non tanto, essa è carica di alcaloidi con i quali si può decollare e volare, ma risulta molto pericoloso l'atterraggio.
ARACEE- nei bosci Arum ed Asarum; in casa Zantedeschia, colocasia, anthurium, dieffenbachia, monstera, Philodendron, spatifillum, syngonium, ci portano in casa foglie esuberanti ma anche una bella collezione di arpioni di ossalato di calcio. Da ricordare che l'ARUM è frequente e portato anche nei giardini, e dopo l'infiorescenza matura una spiga di bacche colorate e dolciastre, attraenti ma piene di arpioni, e conseguente forte irritazione di cavo orale e faringe,
ARALIACEE-da noi Edera, assunzione di bacche significa vomito e diarrea, in casa abbiamo schefflera e fatsia Japonica
ASTERACEE-compositae,21000 specie, divise in 1300 generi, fra i buoni di famiglia ci sono i girasoli, il carciofo, le cicorie, ma i cattivi sono parecchi di più, a partire dai Seneci, le cinerarie, il doronico sui ns monti, la ligularia nei giardini. A proposito del senecio, citato spesso come rimedio medicinale, ha condotto spesso a severe intossicazioni: Spesso contamina i raccolti dei cereali con alcaloidi epatotossici
BERBERIDACEE: Mahonia , crespino (che in alcune specie il frutto viene usato come colorante), Nandina domestica (bacche provocano fastidi intestinali)
BORRAGINACEE-foglie tipicamente ispide, molto comuni. Pulmonarie, Consolide, Myosotis, Bouglosse ecc: l'unica pericolosità è dato dall'abuso della Consolida e del Symphitum Officinalis, per la presenza di alcaloidi epatotossici, peraltro rintracciabili anche nella citatissima ovunque Borraggine. Consiglio vivamente di approfondire l'argomento Borragine, e garantisco sorprese.
CAPRIFOLIACEE-Madreselva Lonicera, caprifolio, Viburnum Lantama, Sambubus Nigra, Symphorina-mali di pancia e malessere diffuso.
CUCURBITACEE-tutti conosciamo quelle utilizzate in cucina, alcune elaborano sostanze citotossiche ed inibenti la replicazione cellulare e quindi di grande interesse: La BRIONIA retica ssp DIOICA, lianiforme e comune in tutta Italia, produce frutticini rossi attraenti, contiene una proteina tossica(Briodofina) presente in tutti gli organi della pianta:Venita utilizzata dai mendicanti per procurarsi piaghe semipermanenti al fine di impietosire i passanti.
ECBALLIU/M ELATERIUM- cocomero asinino, il liquido che sprizza in pressione è purgativo, ma in alcuni paesi viene usato per instillazione diretta per la sinusite, ma in uso esterno causa una irritazione severa della pelle, infiammazione severa ed edema, conseguenze anche gravi, meglio usare il Wiks Vaporub
ERICACEE- a parte il mirtillo, le altre ericacee sono tossiche , a partire dal rododendro, azalea, erica, calluna, tanto da contaminare anche il miele in caso fi forti presenze (asiago)
EUPHORBIACEE-300 generi, 8000 specie. Normalmente -ma non tutte- secernono un lattice caustico per le mucose. La stella di natale(Euphorbia pulcherrima), ed il Codiaeum detto anche Croton. anche il Ricinus Communis è della famiglia: Normalmente irritanti per la pelle e mucose, sono per la maggior parte induttrici di carcinomi. Altre devono la tossicità alla presenza di lecitine pericolose (ricino, dal quale si estrae la ricina).Le euforbie indigene sono erbacee dal succo lattiginoso, fiori verdastri e infiorescenze complesse, tutte elaborano diterpeni tossici, attenzione agli schizzi nell'occhio.
LEGUMINOSE-650 generi, 17.000 specie-fagioli, soia, piselli ecc.Nella nostra flora abbiamo il Laburnum anagiroides, ma anche Spartium jiunceum, Cytisus scoparius, genista odorosa (Cytisina) ma anche WISTERIA Sinensis tossico soprattutto nei semi
FAGACEE-Quercus, Fagus, Castanea. Le castagne ovviamente sono commestibili, ma dopo cottura per eliminare le saponine termolabili
LILIACEE-vasta famiglia, che offre molti prodotti utilissimi, dall'aglio in poi, ma anche con tanti derivati da piante selvatiche. Ad esempio dalla mortale colchicina del colchicum autumnalis si ha una medicinale contro la gotta, un vasoprotettore dal Ruscus aculeatus, topicidi dalla Scilla Urginea, ecc. Attualmente la famiglia è divisa in almeno 22 gruppi tassonomici(esempio:alliacee, asparagacee, amarillidacee, ecc)ma per noi in questa sede si segue la classificazionediciamo vechia, quindi sono tutte liliacee. A proposito del Colchicum autumnalis, in qualche zona è detto falso zafferano, equivoco pericoloso per gli effetti della colchicina, che è un veleno tutt'altro che blando.anche il veratrum, di cui già detto, frequente nei pascoli di quota, ma opportunamente schivato dalle bestie al pascolo, è una liliacea, come pure il mughetto, tipico dei luoghi ombrosi e freschi, è tossico in tutte le sue parti, esclusa la polpa dei frutti.
PAPAVERACEE-l'industria farmaceutica usa molti composti estratti da papaveracee, da questa famiglia sono estratti centinaia di alcaloidi. Localmente abbiamo il Chelidonium Maius, tipico dei macereti e delle siepi, conosciuto come "erba dei porri" per la sua azione efficace sulle verruche. Dalle prime colline in primavera si può reperire la Coridalis ava, che già nel neolitico era usata per il veleno delle freccie
PHITOLACCACEE, della fitolacca abbiamo già detto. E' tossica nella enorme radice, i nativi americani la utilizzavano per gli effetti purgativi, conoscendone i dosaggi
POLIGONACEE- frequente ed infestante nei campi c'è il RUMEX MAIOR, con varie sottospecie. Tutte contengono acido ossalico, dannoso per i reni: Quando non c'erano prodotti di pulizia aggressivi come gli attuali era usato per pulire gli oggetti di rame.
PRIMULACEE-circa 800 specie, cosmopolita, e quelle spontanee non presentano problemi, salvo contenuti esigui di saponine. Nelle riviste inseriscono fiori e foglie nelle insalate ecc. Io preferisco i rapanelli.Le varietà coltivate possono dare delle dermatiti. Anche il ciclamino è una primulacea, e soprattutto le parti ipogee contengono delle saponine.
RANUNCOLACEE. circa una quarantina di generi e 1800 specie, tutte senza interesse alimentare e tutte più o meno tossiche. Aconitun napellum. Il principio generale è l'aconitina, In zona è possibile trovare L'aconitum napellum, l'a.vulparia Dose mortale media 3 milligrammi di sostanza attiva. Nei giardini è frequente il Delfinium, specie orticola comunque pericolosa. Le ranuncolacee con principio attivo la protoanemonina sono: i ranuncoli (pratensis, acris, bulbosus, repens ecc) peraltro a veleno termolabile con semplice fienagione, di solito azione irritante le mucose, meno sull'epidermide. La Vitalba è ubiquitaria, veniva raccolta in primavera, ripetutamente sbollentata e cucinata spesso con le uova, un piatto povero, meglio una frittata di foglie di cipolla. Gli Ellebori,foetidus e niger, ed attualmente tutta una serie di orientali decorativi, davvero difficile poterli mangiare. Gli Anemoni (nemorosa) diffusi e frequenti nei boschi anche di collina, LaPaeonia Officinalis, che come dice il nome è usata in medicina, ed in oriente entra in certi tè, ma è sempre una ranuncolacea.........
ROSACEE-diffusissime e produttori di frutta alimentare. In questa famiglia il pericolo è nelle mandorle dei semi, per il contenuto a volte elevato di amigdalina. E' l'amaro dei semi di pesco, ciliegio, albicocco. Attenzione a scaricare dall'infusione in alcool il laurino, non mangiare bacche di cotoneaster, photinia, amelanchier, sorbus, ma anche semi di mela, pera ecc.
SCROFULARIACEE-l'unica specie locale è la digitalis lutea, ma nei giardini è frequente la purpurea e cultivar varie. Il principio è la digitalina, cardiotonico. Personalmente ho notato una pericolosa somiglianza nella rosetta basale primaverile fra la digitalis purpurea e certe pulmonarie.
SOLANACEE-circa 2000 specie. Conosciamo tutti le specie alimentari, patata, pomodoro, melanzana, peperone, nelle quali SOLO il frutto non è tossico, il resto della pianta si!!!
in pianura è facile trovare il Solanum Capsicoides, fuori e dentro i giardini naturalizzato ovunque. Nei boschi e negli incolti è frequente il Solanum Dulcamara perenne, ed il Solanum Nigrum annuale. Entrambi portano bacche, frequente causa di mali di pancia e vomito, la tossina è più presente nei frutti acerbi, meno in quelli maturi.
Altra storia per la Datura stramonium, frequente negli incolti, ma portata anche nei giardini per i suoi fiori a tromba bianchi. E' una delle erbe delle streghe, e degli sciamani del grande nord che con la loro iniziazione ne conoscevano i dosaggi ed i pericoli, per cui riuscivano ad atterrare senza molti inconvenienti.
Anche la Atropa belladonna è una solanacea, bella, interessante e pericolosa.
Utile ricordare che in questa famiglia c'è anche la Nicotiana Tabaccum, e che la nicotina in purezza è il veleno che uccide con la minore quantità necessaria.
VERBENACEE- nei nostri giardini abbiamo la Lantana Camara, che non sopravvive al freddo invernale, ma arriva a produrre bacche nere e tossiche. Inoltre al contatto produce dermatiti.
Finalmente abbiamo finito, ma vale la pena di dare un'occhiata ad una statistica del centro antiveleni europei, dove compaiono anche specie non considerate sopra:
laburnum anagiroides 553, sorbus aucuparia 368, mahonia 326,cotoneaster 284,lonicera 244, piracantha241, taxus166, solanum capsicoides150, lathirus odorosum 144, symphoricarpus 141,ligustrum 133, prunus laurocerasus 108, phaseolus104, daphne 96, physalis 91,philodendron monstera 71, ilex 64, euphorbia pulcherrima 62,viscum 57, berberis 53,dieffenbahia 50, sambucus 48, atropa 47, solanum nigrum e dulcamara 45, viburnum 43, solanum tuberosum 42,arum 41, aesculus 34, euonimus 27. Questo, in un arco di tempo di 15 anni in Germania.
Altra statistica del centro di Zurigo, e per un periodo di 6 anni, e non per essere noiosi:
cotoneaster 381, mahonia 318, pyracantha 241, lauroceraso 230, sorbus aucuparia 227, lonicera 175, phisalis 170, solanum 163, taxus 159, convallaria 146, laburnum 109, viscum108, daphne 97,arum 97, atropa 92, berberis89, ilex 88, euphorbia 71, sambucus 66, dieffenbachia 63, cornus 58, tulipa 57, symphoricarpus 57,philodendron 56, viburnum 50, ligustrum 50, narcissus32, aesculus 30, euonimus 25, inoltre e cosa ancora più significativa: per piante non identificate 235 casi, per MISTO di piante 1.108 casi.

Personalmente penso che uno di questi capitato ad uno dei miei nipoti, sia una ipotesi da non far dormire alla notte.

P.S.dimenticavo la parola magica: MISTICANZA....... è una parola magica ed affascinante che introduce in un mondo naturalistico/gastronomico, ma anche in una situazione da trattare con molta oculatezza. Non è difficile pensare e supporre che in una serie di piante raccolte magari da più persone venga mascherato e mimetizzato qualche intruso. Personalmente non mi fido, e comunque si dovrebbe ogni volta citare quella Preghiera che dice:


Signore, benedici questo pasto, e proteggici non solo dai conservanti, coloranti, antifermentativi ecc che inconsapevolmente ogni giorno ingurgitiamo, ma anche da tutte le tossine, alcaloidi, glucosidi cianogeni, amigdaline ecc.ecc. che stiamo per assumere.

lunedì 29 settembre 2014

oltre quota 1000, esperienze personali

 Ovviamente la logica del giardinaggio viene modificata dalla quota altitudinale.
Già a scuola si imparava (ai miei tempi) che per ogni duecento metri di quota era come guadagnare un grado di latitudine, il ché per un modenese significa che a quota 1000 è come essere in Germania, ma con l'esperienza pratica si sommano ulteriori complicazioni, dovute all'ambiente. Chiaro che si riscontrano anche impliciti vantaggi, ad esempio l'evidente fatto del drenaggio dovuto alle pendenze, ed anche il clima fresco ed arieggiato, l'ottimale ph dell'acqua e spesso anche del terreno, ma occorre fare i conti con fattori decisamente incontrollabili.
-il periodo delle gelate inizia regolarmente verso il 13/15 ottobre, e finisce quando va bene verso fine aprile; significa circa un ritardo di trenta giorni rispetto alla pianura padana in primavera, ed un conseguente anticipo di trenta giorni dell'autunno. In pratica non esistono quattro stagioni, ma due: una lunga primavera ed un lungo inverno, infatti le normali violette odorose sono presenti fino alle prime gelate.
-Manto nevoso. Purtroppo attualmente la copertura nevosa è presente per brevi periodi (rispetto a tempi anche abbastanza recenti) il ché significa che il gelo aggredisce negativamente anche specie assolutamente autoctone (vaccinium mirtillus) disseccando le cime fiorifere non protette, ed ovviamente danneggiando le specie orticole non proprio autoctone, apportate per puro spirito di giardinaggio.
-Le gelate tardive sono frequenti e normali, né ci sono grandi possibilità di microclimi favorevoli, a parte il lato sud delle abitazioni, che offre a volte possibilità di vita ad uno scarno rosmarino. In venti anni di esperienze, ho sempre visto fantastiche fioriture di amarene e visciole, ma non ho mai raccolto frutti.
-Vento:forte o debole può insistere per parecchie giornate, disseccando in superficie, e soprattutto portando e spostando montagne di foglie secche  (di faggio soprattutto, ma anche di conifere) Inoltre nelle faggete opera una funzione di pulizia, facendo cadere rametti ma anche grosse branche  secche dai palchi inferiori abbandonati (non passeggiate in faggeta se c'è vento, o se lo fate mettete un caschetto)
-Nebbia: veramente si tratta di una nuvola dentro la quale vi trovate improvvisamente. Per il giardinaggio significa passare da una umidità normale ad un quasi 100% e se avete delle specie sensibili all'oidio conviene mettere mano all'anticrittogamico, in fretta.
-Scirocco. Le specie impiegate sono spesso amanti del fresco, una sventagliata di scirocco può durare anche più giorni, col risultato di seccare, considerato che spesso la casa in montagna è una "seconda casa" e che anche un buon impianto di irrigazione non ovvia a fattori di questo tipo.
-Gelicidio:un fenomeno raro in pianura, frequente in quota. La neve si blocca e ghiaccia sui rami degli alberi,
aumenta eventualmente con ulteriori nevicate, e con un rinforzo di vento il peso di cima  schianta i rami anche di grossa sezione. Di solito il fenomeno interessa un'area delimitata proprio dalla quota, guardacaso quota 1000. Ovvio che tutti i sentieri sono bloccati fino a primavera col disgelo, i quindi occorre lavorare di motosega e di pennato, ma niente paura, è un normale sistema di rinnovo della vegetazione alta, assolutamente naturale.
Fino qui è tutto dipendente dal clima, ma ci sono elementi sia antropici che dipendenti dalla fauna.
-elementi antropici: se la proprietà è isolata, magari senza possibilità di recinzione (in omaggio al fatto che in montagna i recinti danno fastidio, se intesi come s'intendono in pianura) spesso succede che alcune piante di piccola taglia scompaiono, rapinate da personaggi veramente poco civili, e guardacaso quasi sempre in periodo di raccolta funghi, ma forse è un malpensare da parte mia
-fauna locale: due grosse distinzioni, ungulati e roditori.
va detto che gli ungulati in effetti sono una dipendente antropica, fino a venti anni or sono non c'erano tanti cinghiali, caprioli, daini e cervi. Attualmente le arature dei cinghiali, le brucature apicali e scortecciature dei caprioli, il calpestio in genere, possono provocare anche grosse crisi di nervi. Pare ci sia un prodotto efficace nell'allontanare soprattutto caprioli e daini, si tratta di un costoso dissuasore a base di grasso emulsionabile di pecora, già sperimentato da me con discreto successo. Nella primavera 2014 gli apici del cespugliame e gli steli degli arbusti non hanno subito le solite angherie, forse per merito del suddetto prodotto.
Roditori: topolini di tutte le taglie, arvicole di almeno tre specie (rossastra, nivalis ecc) attualmente anche l'istrice, sono peggio di una piaga biblica. Soprattutto le arvicole, attivissime anche sotto la neve, ti fanno trovare il prato letteralmente distrutto, e sono dei selettori botanici efficientissimi: il 95% dei bulbi distrutti nell'inverno 2013/2014; si sono salvate le scille e naturalmente i colchici. Non ho ancora trovato un sistema valido per ovviare alla loro presenza.
-pressione radicale: se avete faggi nelle vicinanze, imparerete perché tale specie è considerata "asociale".La sua ombra non permette la vita di altre piante, soprattutto erbacee, ma il fattore più pesante è dato dalla pressione radicale esercitata in superficie da un pannello impenetrabile anche alle felci. Anche nelle radure sopravvivono solo specie adattate ed autoctone.
Va chiarito che -evidentemente- la situazione da me descritta è decisamente fuori dalla norma, ma dopo alcuni anni di prove e sconfitte, alcune specie hanno avuto successo permanente, e quindi posso elencare
questi protagonisti.
*Hemerocallis- tutte le specie e varietà, non sono appetiti dagli erbivori, estremamente rustici.
*FloxPaniculata-idem sopra
*Geranium-idem sopra
*Aster (settembrini)-idem sopra, ma alcune cultivar sono sensibili all'oidio
*Papaveri asiatici-idem, oltretutto rifiorenti
*Tredescantia andersoniana-Fiorisce sino all'arrivo dei geli
*Paeonia, l'unico problema è "antropico"
*Falaris arundinacea, è di casa
*Rododendro ed Azalea, l'unico problema è antropico. Il rododendro tende alla scosciatura.
*Genziane, sono di casa
*Colchicum, l'istrice ci ha provato, ma forse c'è rimasto secco
*Dafne, spontaneo il laureola, ma viene brucato dal capriolo quando non c'è nient'altro di verde in giro
*Felci, vasta gamma di specie decidue, per altro l'aspetto di fine stagione e altamente decorativo, ma anche in primavera alla germogliazione sono spettacolari, presente anche la Phyllitis scolopendrium, la Phegopteris,
il Polipodium ecc. Normalmente l'uso delle felci nei giardini non è considerato come meriterebbe, ma nell'ambiente montano (per quello che mi riguarda) è essenziale.
nota bene-nei lunghi inverni, con copertura nevosa insufficiente, il capriolo non disdegna anche le felci, e la Lingua di cervo ( Phyllite) è normalmente azzerata.
Utile ricordare che nell'ambiente montano ci si deve muovere con particolare prudenza, dato che frequentemente ci si trova a diserbare con le mani vicino alla coda della vipera, che sotto un normale sasso spesso c'è uno scorpioncino nero (che ha più paura di voi, ed è innocuo, ma non si sa mai) e sopratutto che attualmente e grazie agli ungulati non è difficile trovarsi qualche minuscola e micidiale zecca, apportatrice della malattia di LIME, visto che gli ungulati -anche in presenza di recinzioni, invadono i giardini con un semplice salto.
Ma non c'è da scoraggiarsi, maggiori sono le difficoltà-maggiore è la soddisfazione:
In montagna ci sono grandi soddisfazioni:
a disposizione per eventuali problemi.