lunedì 29 settembre 2014

oltre quota 1000, esperienze personali

 Ovviamente la logica del giardinaggio viene modificata dalla quota altitudinale.
Già a scuola si imparava (ai miei tempi) che per ogni duecento metri di quota era come guadagnare un grado di latitudine, il ché per un modenese significa che a quota 1000 è come essere in Germania, ma con l'esperienza pratica si sommano ulteriori complicazioni, dovute all'ambiente. Chiaro che si riscontrano anche impliciti vantaggi, ad esempio l'evidente fatto del drenaggio dovuto alle pendenze, ed anche il clima fresco ed arieggiato, l'ottimale ph dell'acqua e spesso anche del terreno, ma occorre fare i conti con fattori decisamente incontrollabili.
-il periodo delle gelate inizia regolarmente verso il 13/15 ottobre, e finisce quando va bene verso fine aprile; significa circa un ritardo di trenta giorni rispetto alla pianura padana in primavera, ed un conseguente anticipo di trenta giorni dell'autunno. In pratica non esistono quattro stagioni, ma due: una lunga primavera ed un lungo inverno, infatti le normali violette odorose sono presenti fino alle prime gelate.
-Manto nevoso. Purtroppo attualmente la copertura nevosa è presente per brevi periodi (rispetto a tempi anche abbastanza recenti) il ché significa che il gelo aggredisce negativamente anche specie assolutamente autoctone (vaccinium mirtillus) disseccando le cime fiorifere non protette, ed ovviamente danneggiando le specie orticole non proprio autoctone, apportate per puro spirito di giardinaggio.
-Le gelate tardive sono frequenti e normali, né ci sono grandi possibilità di microclimi favorevoli, a parte il lato sud delle abitazioni, che offre a volte possibilità di vita ad uno scarno rosmarino. In venti anni di esperienze, ho sempre visto fantastiche fioriture di amarene e visciole, ma non ho mai raccolto frutti.
-Vento:forte o debole può insistere per parecchie giornate, disseccando in superficie, e soprattutto portando e spostando montagne di foglie secche  (di faggio soprattutto, ma anche di conifere) Inoltre nelle faggete opera una funzione di pulizia, facendo cadere rametti ma anche grosse branche  secche dai palchi inferiori abbandonati (non passeggiate in faggeta se c'è vento, o se lo fate mettete un caschetto)
-Nebbia: veramente si tratta di una nuvola dentro la quale vi trovate improvvisamente. Per il giardinaggio significa passare da una umidità normale ad un quasi 100% e se avete delle specie sensibili all'oidio conviene mettere mano all'anticrittogamico, in fretta.
-Scirocco. Le specie impiegate sono spesso amanti del fresco, una sventagliata di scirocco può durare anche più giorni, col risultato di seccare, considerato che spesso la casa in montagna è una "seconda casa" e che anche un buon impianto di irrigazione non ovvia a fattori di questo tipo.
-Gelicidio:un fenomeno raro in pianura, frequente in quota. La neve si blocca e ghiaccia sui rami degli alberi,
aumenta eventualmente con ulteriori nevicate, e con un rinforzo di vento il peso di cima  schianta i rami anche di grossa sezione. Di solito il fenomeno interessa un'area delimitata proprio dalla quota, guardacaso quota 1000. Ovvio che tutti i sentieri sono bloccati fino a primavera col disgelo, i quindi occorre lavorare di motosega e di pennato, ma niente paura, è un normale sistema di rinnovo della vegetazione alta, assolutamente naturale.
Fino qui è tutto dipendente dal clima, ma ci sono elementi sia antropici che dipendenti dalla fauna.
-elementi antropici: se la proprietà è isolata, magari senza possibilità di recinzione (in omaggio al fatto che in montagna i recinti danno fastidio, se intesi come s'intendono in pianura) spesso succede che alcune piante di piccola taglia scompaiono, rapinate da personaggi veramente poco civili, e guardacaso quasi sempre in periodo di raccolta funghi, ma forse è un malpensare da parte mia
-fauna locale: due grosse distinzioni, ungulati e roditori.
va detto che gli ungulati in effetti sono una dipendente antropica, fino a venti anni or sono non c'erano tanti cinghiali, caprioli, daini e cervi. Attualmente le arature dei cinghiali, le brucature apicali e scortecciature dei caprioli, il calpestio in genere, possono provocare anche grosse crisi di nervi. Pare ci sia un prodotto efficace nell'allontanare soprattutto caprioli e daini, si tratta di un costoso dissuasore a base di grasso emulsionabile di pecora, già sperimentato da me con discreto successo. Nella primavera 2014 gli apici del cespugliame e gli steli degli arbusti non hanno subito le solite angherie, forse per merito del suddetto prodotto.
Roditori: topolini di tutte le taglie, arvicole di almeno tre specie (rossastra, nivalis ecc) attualmente anche l'istrice, sono peggio di una piaga biblica. Soprattutto le arvicole, attivissime anche sotto la neve, ti fanno trovare il prato letteralmente distrutto, e sono dei selettori botanici efficientissimi: il 95% dei bulbi distrutti nell'inverno 2013/2014; si sono salvate le scille e naturalmente i colchici. Non ho ancora trovato un sistema valido per ovviare alla loro presenza.
-pressione radicale: se avete faggi nelle vicinanze, imparerete perché tale specie è considerata "asociale".La sua ombra non permette la vita di altre piante, soprattutto erbacee, ma il fattore più pesante è dato dalla pressione radicale esercitata in superficie da un pannello impenetrabile anche alle felci. Anche nelle radure sopravvivono solo specie adattate ed autoctone.
Va chiarito che -evidentemente- la situazione da me descritta è decisamente fuori dalla norma, ma dopo alcuni anni di prove e sconfitte, alcune specie hanno avuto successo permanente, e quindi posso elencare
questi protagonisti.
*Hemerocallis- tutte le specie e varietà, non sono appetiti dagli erbivori, estremamente rustici.
*FloxPaniculata-idem sopra
*Geranium-idem sopra
*Aster (settembrini)-idem sopra, ma alcune cultivar sono sensibili all'oidio
*Papaveri asiatici-idem, oltretutto rifiorenti
*Tredescantia andersoniana-Fiorisce sino all'arrivo dei geli
*Paeonia, l'unico problema è "antropico"
*Falaris arundinacea, è di casa
*Rododendro ed Azalea, l'unico problema è antropico. Il rododendro tende alla scosciatura.
*Genziane, sono di casa
*Colchicum, l'istrice ci ha provato, ma forse c'è rimasto secco
*Dafne, spontaneo il laureola, ma viene brucato dal capriolo quando non c'è nient'altro di verde in giro
*Felci, vasta gamma di specie decidue, per altro l'aspetto di fine stagione e altamente decorativo, ma anche in primavera alla germogliazione sono spettacolari, presente anche la Phyllitis scolopendrium, la Phegopteris,
il Polipodium ecc. Normalmente l'uso delle felci nei giardini non è considerato come meriterebbe, ma nell'ambiente montano (per quello che mi riguarda) è essenziale.
nota bene-nei lunghi inverni, con copertura nevosa insufficiente, il capriolo non disdegna anche le felci, e la Lingua di cervo ( Phyllite) è normalmente azzerata.
Utile ricordare che nell'ambiente montano ci si deve muovere con particolare prudenza, dato che frequentemente ci si trova a diserbare con le mani vicino alla coda della vipera, che sotto un normale sasso spesso c'è uno scorpioncino nero (che ha più paura di voi, ed è innocuo, ma non si sa mai) e sopratutto che attualmente e grazie agli ungulati non è difficile trovarsi qualche minuscola e micidiale zecca, apportatrice della malattia di LIME, visto che gli ungulati -anche in presenza di recinzioni, invadono i giardini con un semplice salto.
Ma non c'è da scoraggiarsi, maggiori sono le difficoltà-maggiore è la soddisfazione:
In montagna ci sono grandi soddisfazioni:
a disposizione per eventuali problemi.