domenica 24 febbraio 2013

neve su cupressus arizonica glauca

pare che siamo arrivati alla resa dei conti con questa essenza.
Per la verità l'essenza di per sé non ha alcuna colpa, lasciata alle sue proprie cure, ovvero mai potata nè in via topiaria né tanto meno capitozzata, ed inserita in ambiente giusto pedologicamente, è un alberone di tutto rispetto e dignitoso, seppure con tutte le possibili critiche in merito all'alloctonia (ditemi voi  se eliminiamo le specie alloctone cosa resta qui in pianura padana).
Ove non rispettate le premesse suddette, quasi il 100 % degli arizonica si sono schiantati, scosciati, aperti, insomma un vero disastro. L'unica strategia possibile secondo me è di eliminarli pietosamente.
Ma, anche se questa esperienza non è che l'ultimo atto di una lunga serie di disavventure, pare che non abbia insegnato un gran ché. Infatti questa cupressacea ha dimostrato che nel nostro ambiente                                  capitozzare i cipressi non porta bene a nessuno, ma anche il cosiddetto Leylandy è una cupressacea, e quindi
reagisce alla capitozzatura esattamente come l'arizonica, ed ovviamente produrrà gli stessi effetti negativi.
Notare:se  andate ad informarvi troverete che la specie realizzata a Leyland città vivaista in Olanda, è un ibrido che se posto in condizioni giuste arriva ad essere una pianta di notevole altezza, anche 25-30 metri.
Ovvio che messa a siepe deve obbligatoriamente venire topiata ( i costi di manutenzione attuali sono anche destinati a crescere) e la reazione al taglio in questo caso è peggiore a quella dell'arizonica, che almeno non aveva patologie, che invece il leylandy colleziona, ma come l'arizonica ha la decisa tendenza a produrre cime codominanti, il cui effetto negativo viene evidenziato dalle nevicate locali, con neve decisamente pesante e viscosa. Una vera fortuna per i manutentori del verde che hanno la frenesia della motosega.
del resto in zona si evidenziano fortissime libidini botaniche, ad esempio gli ulivi, sui quali ho letto "che sono la pianta dai molti esse, sole, sassi,salsedine,solitudine, silenzio,siccità" ed anche altri attributi, sabbia ad esempio, e nessuno di questi è riscontrabile qui a Modena dove invece spesso abbiamo nebbia acqua freddo neve neanche un sasso a pagarlo a peso d'oro, tanto casino e tanto smog.
Quindi, in attesa di arrivare alla resa dei conti anche con il leylandy, perché non informarsi su quali essenze è vantaggioso puntare per il futuro ???
P.S.queste cose le scrivo perché ogni tanto gli amici mi chiedono come la penso, io li indirizzo sul blog ed in questo modo posso dire " verba volant, sed scripta manent" non per niente ai miei tempi alle medie si facevano tre anni di latino.
P.S.dimenticavo: il leylandy è usato a siepe (deprecabilmente) ma la mia idea di siepe è universalmente nota, e diametralmente diversa dalla monotona barriera inutilmente costosa per manutenzione. Se razzolate nel mio blog troverete le mie considerazioni -altrimenti fatevi vivi e vi rispondo.


fattori locali limitanti il giardinaggio-modena

ricordo l'orto di mia nonna, dove assieme a deliziose carote (piccolissime)  ed a poche altre cose indispensabili  a quei tempi allo stato fresco, prezzemolo, radicchio da taglio, basilico e sedano,  prodotti
che davano la base del gusto e profumo alla nostra cucina,  pure nel piccolissimo spazio concesso c'erano anche alcune specie di fiori. Dalie e garofanino non mancavano in tutti gli orti della borgata, hemerocallis fulva
erano presenti anche negli orti dei contadini (notoriamente poco inclini a certe mollezze) Garofano rosso ed ovviamente debitamente profumato e poche altre cose erano tutto il campionario registrabile e riscontrabile, almeno a mia memoria.
Poi è arrivato il" benessere" assieme al miracolo economico anni 60, sono apparse le prime riviste di giardinaggio ed i primi articoli propaganti mode in tutti i settori, giardino compreso. Chiunque potesse permettersi la "villetta" ha immediatamente preteso il "pratino all'inglese", il rododendro, la camelia, le azalee
e tutta una serie di specie provenienti da un mondo esotico che però deve fare i conti con elementi locali difficilmente controllabili. Mi riferisco al tipo di terreno, al tipo di acqua, ed al clima locali. Considerati anche con una certa tolleranza e faciloneria, ma soprattutto con una discreta ignoranza, queste presunte pretese e questi elementi locali continuano anche tuttora a falcidiare ogni anno migliaia di piante ornamentali.
Ovviamente nei vivai si trovano specie acidofile, semiacidofile, o specie che necessitano di climi freschi, altre che assolutamente necessitano di terreni scheletrati e fortemente drenati, e si potrebbero fare esempi chilometrici con nome e cognome di specie, ma difficilmente nei vivai il cliente viene avvertito delle necessità fisiologiche della specie che sta acquistando. Del resto il vivaista è per definizione colui che ha delle piante da vendere, e si potrebbe dire che  più piante vengono buttate nei bidoni meglio è per la categoria.
A mio parere le cose stanno cambiando (molto lentamente) ed è merito di internet. Almeno così dovrebbe essere, data la facilità con cui ci si può informare attualmente; va anche ricordato che pure tempo addietro ci si poteva informare consultando testi normalmente disponibili, o affidandosi alla consulenza di un giardiniere.
Attenzione: occorre definire il termine, che non è sinonimo di vivaista e viceversa. Giardiniere è colui che, tenuto conto del terreno, clima, necessità idriche, disponibilità del Cliente e spazi a disposizione  e tanti altri  parametri più o meno marginali, infine consiglia la specie più adatta, con ottime possibilità di resa, minimo dispendio di manutenzione, possibilmente nessuna potatura e trattamenti chimici. Incredibile ma si può.
Pensate a quanti soldi si possono risparmiare evitando di impiantare una siepe di Leylandy, evitando di mettere una Magnolia grandiflora nel  "giardino" di una villetta a schiera, un Tiglio a tre metri da casa o a margine di confine, una siepe di Prunus laurus cerasus che inevitabilmente si ammalerà di oidio e di fuoco batterico e chissà cos'altro obbligandovi a costose cure con molecole  da agricoltura non consapevole.
Nel giardinaggio inevitabilmente ci sono delle mode  ricorrenti, alle quali tutti si adeguano, guidati anche dalle disponibilità di mercato, che derivano da fattori a monte site nella produzione: Se nel mercato tira ad esempio la Photinia fraseri red robin, tutti produrranno tale specie, i vivai approvvigioneranno la photinia, tutti compreranno la photinia, avremo ovunque siepi di photinia, banalizzando l'ambiente, e quando finalmente la photinia stessa si ricorderà di essere una rosacea e pertanto sensibile anch'essa al fuoco batterico, altrettanto finalmente dovremo abbattere le siepi di photinia, come si sta facendo con il leylandy ed il lauro ceraso.
A questo punto mi aspetto la domanda: cosa può fare un poveraccio che deve organizzare il suo giardino o lo deve rifare ?
Prima di tutto in ogni caso evidentemente proprio poveraccio non è, secondo. si può chiaramente informare.
Su internet è facilissimo, basta digitare le parole giuste e non spaventarsi. Inoltre, anche senza dover spendere tanti soldi, qualcuno in grado di consigliarvi disinteressatamente in giro c'è. So di un vivaio dove
la progettazione ed i consigli sono normali.
Da parte mia posso suggerire di considerare alcuni fattori, a parte quelli sopra esposti:
-impianto idrico. Necessario nei primi tempi dell'impianto, ma considerate che spesso i maggiori problemi nel giardino si presentano per eccesso di irrigazione. (l'indigeno crede che tanta acqua d'estate sia la panacea di tutti i mali, ma non considera che qui in provincia il terreno è argilloso, non drenante, e quindi asfitico /digitare asfitico su internet o verificare de facto e di persona) Quindi :acqua sì ma cum grano salis
-siepi perimetrali. Sono importantissime non perché producono l'effetto "privacy" (inesistente e non conseguibile in città) bensì perché sono una barriera entomologica; se impiantate all'inglese -con tante e diverse specie- c'è sempre una fioritura in atto, o frutti, richiamo di farfalle e uccelli insettivori, se una specie muore, si sostituisce con altra diversa; la manutenzione è fattibile da chiunque; non c'è monotonia. Scusate se vi sembra poco.
-prato"inglese". Inutile dire che Modena non è sita in Inghilterra, né in Scozia, né tantomeno in  Irlanda.  Qui
il terreno si impantana alle prime piogge, si macera sotto la neve, si impoltiglia in primavera, tregua primaverile se va bene, poi crepa con fenditure di quattro dita in estate. Inoltre spesso nelle nuove costruzioni il terreno non solo è di riporto, ma e quello dello scavo profondo delle fondazioni della costruzione, sterile per definizione, che il costruttore adopera per economia e per seppellire le macerie derivate dalla costruzione: con tanti auguri per il poveraccio che deve ricavarci un "pratino" che deve essere verde per definizione, e dico "deve".  Chiaramente anche qui impianto di irrigazione in funzione spesso e volentieri, in barba alla fisiologia delle plantule: consegue naturalmente la normale serie delle patologie da fungo. Mi sento
addosso la domanda di prammatica e rispondo: seminate  la prima settimana di Settembre, tenete umida  
la superficie quanto basta, e non abbiate tante fisime: Il miglior pratino ottenibile qui, è quello che potete trovare in una normale carreggiata di campagna (Se riuscite a trovarla)
-Piante ornamentali- mi auguro che possiate avere un vasto giardino, dove poter piantumare con querce, magnolie grandiflora, tigli, e tutte le essenze di prima grandezza che le teorie di alloctonia  o autoctonia  vi possono segnalare, ma se al contrario siete costretti in spazi attualmente e normalmente ristretti, adeguatevi
ed accontentatevi. Ci sono essenze di sviluppo limitato ed altamente decorative (esempio classico le magnolie decidue orientali) evitate i sempreverdi di grande sviluppo che chiudono la luce alle finestre nei mesi invernali, problema che non c'è con le specie decidue, soprattutto non piantate gli alberi di natale (abies picea) e senza nessun scrupolo, dato che normalmente tutti noi consumiamo giornalmente delle specie vegetali assimilabili fisiologicamente all'albero di natale.
-Verificate. mettetevi in grado di verificare quanto vi viene proposto dal vivaista ed anche dal giardiniere.
attualmente sono entrati nel giro due fattori micidiali: la motosega ed il cestello. Fra questi due elementi, catalizzati dalla ignoranza del cliente sulla fisiologia delle piante, si sono scatenate delle sinergie mostruose, ed i risultati sono ad esempio: Tigli trasformati in attaccapanni, Cedri trasformati in abeti con il vertice arrotondato, platani denaturati e resi irriconoscibili, pioppi massacrati in modo ignobile. Il concetto di base,secondo me logico quanto meno in un giardino privato è : se necessita di potatura grossa è ovvio che è stato commesso un errore di base , e la strategia ed il progetto sono sbagliati, ovvero proprio mancanti.
-Manutenzione: se avete soldi da buttare, ma non è più tempo, fate pure. Per me a seguito di un progetto ci deve essere anche il budget annuo di spesa per taglio erba, manutenzione ordinaria, costo previsto per acqua, costo eventuali trattamenti, concimazioni, e se c'è un eccetera mettetecelo voi.
-Imprevisti: ci sono comunque sempre, ma meno se ne incontrano meglio è -ovviamente- ma certamente un
minimo di progettazione ne schiva parecchi.
Quindi, per concludere, un minimo di progetto dovrebbe quanto meno evitare i problemi insiti nei fattori limitanti il giardinaggio, basta informarsi.
e come diceva Alfred.....buon divertimento