nonostante l'agguerrita concorrenza della televisione, che monopolizza il tempo libero, e l'obbligo delle vacanze estive, diventate un dovere sociale, fattori che sono contrari alle esigenze dell'orto, recentemente ho notato un forte interesse nella gestione di un orto famigliare. Inoltre riscontro un forte interesse verso le erbe da raccogliere in natura, ma questo pone alcuni problemi, ed essenzialmente: conoscere adeguatamente e con sicurezza le piante commestibili non è cosa semplice, inoltre va considerato che in natura sono diffuse a tutte le quote piante anche pericolose. Altro fattore importante è dato dall'attuale forte impoverimento della biodiversità, soprattutto qui in pianura, dove i coltivi moderni hanno sostituito i prati stabili e le vecchie "piantate" dove era possibile raccogliere un buon paniere di ottime specie, ma anche dai piani di smaltimento liquami di stalla e porcilaia, per nemmeno le carreggiate possono ritenersi sicure.
Questo lungo prologo solo per suggerire una soluzione a quelli che vanno per erbe, e che in pratica ripercorre il ciclo dell'uomo raccoglitore, cacciatore e pescatore, diventato industrioso coltivatore: un'orto fuori schema, dove non si coltivano pomodori e rapanelli , ma altre specie altrimenti rintracciabili solo in natura, ovvero specie coltivabili in una parte dell'orto convenzionale. Ed ecco i suggerimenti, premettendo che:
-non tutte le specie sono perenni, ma spesso sono biennali(campanula rapunculus); spesso sono a vegetazione breve (aglio Orsino)
-va considerata bene la specie da seminare, per l'uso gastronomico.
-alcune specie sono indicate nella decorazione delle vivande, molto più che per l'uso prettamente culinario, ad esempio la borraggine, per cui una sola pianta è sufficiente
l'elenco non è in ordine alfabetico, né per famiglia botanica, non segue un ordine logico se non quello dell'interesse orticolo.
AGLIO ORSINO-ALIARIA PETIOLARIS-ALIUM SCHOENOPRASUM-CAMPANULA RAPUNCULUS-CHENOPODIUM BONUS ENRICUS-BORRAGO OFFICINALIS-FINOCCHIO SELVATICO-ANETUM GRAVEOLENS-OXALIS-ERUCA SATIVA-DIPLOTAXIS-HUMULUS LUPPOLUS-ORTICA-RUMEX-SILENE-INTIBUS CICHORIA-LEPIDIUM SATIVUM-MALVA SILVESTRIS-STACHIS AFFINIS-
per tutte queste specie sono reperibili i semi (Jelitto)
Digitando su Google i vari nomi botanici si trovano decine di ricette (da considerare bene prima di mettere in padella)
Ovvio che se l'orto non c'è, la faccenda diventa problematica, ma tutti i comuni sono ben disponibili a concedere delle parcelle, altrimenti su un balcone e con cassone di plastica si può con estrema facilità avere sempre il crescione fresco (Lepidium sativum) e qualche altra specie che insaporisca la normale insalata (aliaria petiolaris)
Altrettanto ovvio che nel normale orto saranno presenti le normali piante odorose (timo ecc)
Quanto sopra evita sicuramente mali di pancia dovuti ad ingestione di piante selvatiche, raccolte in natura, ma che possono dare problemi di identificazione.
Non sempre la Natura è benigna, a volte richiama all'ordine.
mercoledì 12 novembre 2014
PIANTE VELENOSE
Le notizie date in questo
incontro provengono da un testo francese di Jean Brunetton- Plantes
Toxique, vegetaux dangereux pour l'homme et les animaux.
Di questi tempi nelle
riviste ed in genere sui Media viene dato per scontato la conoscenza
di un vasto numero di piante commestibili in natura, ma in effetti la
casistica riportata sul testo suddetto smentisce, riportando cifre
ufficiali del tipo : negli stati Uniti nell'anno 1994 sono stati
registrati 103.616 casi di incidenti con le piante, e la tendenza è
all'aumento.
Così si scopre che non
solo nei boschi, ma nei nostri giardini e dentro le nostre case è
possibile avere problemi anche gravi.
Escludiamo qui il problema
funghi, e procediamo per specie appartenenti alla stessa famiglia, ma
teniamo in considerazione l'effetto globalizzante attuale, per cui in
casa ci troveremo una GLORIOSA Superba
acquistata sui cataloghi olandesi, ma proveniente dal Malabar ed Africa, con forti contenuti di colchicina, o molto più frequentemente la DIEFFENBACHIA (aracee)
che nei paesi d'origine compare in ricette di alcuni veleni per freccie, e che comunque può provocare dermatiti per semplice contatto, ed edemi in caso di ingestione (arpioni di ossalato di calcio)
acquistata sui cataloghi olandesi, ma proveniente dal Malabar ed Africa, con forti contenuti di colchicina, o molto più frequentemente la DIEFFENBACHIA (aracee)
che nei paesi d'origine compare in ricette di alcuni veleni per freccie, e che comunque può provocare dermatiti per semplice contatto, ed edemi in caso di ingestione (arpioni di ossalato di calcio)
Ovvio che per lo più il
pericolo è per i bambini, ed al limite per gli animali domestici
(anche se per la verità di solito gli animali conoscono il pericolo
anche delle piante esotiche)
Normalmente la
pericolosità di un veleno è data dalla quantità ingerita, è noto
che in Omeopatia sono frequentemente usati principi a base di specie
fortemente tossiche (aconitum, brionia, veratrum ecc)
In termini tossicologici
"Tossico" si collega ad esempio alla Digitalis, Belladonna,
veratrum ecc, potenzialmente mortali, ma fortunatamente i disagi
legati a piante tossiche sono nelle nostre regioni relativamente
pochi, anche se i danni spesso sono multipli: allergie respiratorie,
dermatiti, fotosensibilizzazioni, aggressioni da spine e bordi
fogliari taglienti ecc: anche questi sono "danni vegetali".
L'obiettivo principale di
questo incontro è creare dei dubbi più che delle certezze (cosa
demandata alle riviste ) soprattutto cercare di prevenire ingestioni
improprie, evitare i rischi di una automedicazione incontrollata a
mezzo di piante (che spesso viene negata e nascosta al medico cui ci
si rivolge)
Un dato statistico:Il 79%
dei casi coinvolge giovani - di cui il 50% inferiore a a TREanni-
Una volta su due si tratta
di problemi gastro/intestinali, una volta su dieci Cardiovascolari e
cutanei.
Fra gli adulti un 13% dei
casi è risultante da un tentativo di suicidio.
Nessun caso risulta a
carico delle Suocere, evidentemente mitridatizzate
Le vittime sono spesso
sotto i tre anni, spesso per ingestione di bacche.
In conclusione : i casi
di avvelenameno sono tutt'altro che rari, e va sempre bene quando non
capitano in famiglia.
Sono generalmente senza
conseguenze, anche perchè generalmente il veleno vegetale è
fortemente amaro, e quindi difficilmente se ne ingerisce molto,
spesso è disgustoso (ma non sempre: Arum, dulcamara)
Gli incidenti più
frequenti sono per contatto su cute e mucose:
-Orticaria indotta da peli
urticanti, o lattice (euphorbiacee ed attualmente Rincospermum)
-Irritazione primaria
meccanica, spine, concrezioni minerali (aracee), o chimiche
(Thimeleacee) linfe di ranuncoli ecc.
-Fototossicità: apiacee,
rutacee (iperico) moracee ( linfa del fico)
-Incidenti per ingestione:
quasi sempre è un atto volontario dell'adulto, che cucina una pianta
che ritiene commestibile (liquore di veratrum scambiato per Genziana
Lutea) o che ritiene salutareNota Bene:l'infuso prolungato di frutti
tipo bacche di Prunus Laurus Cerasus in alcool estrae Amigdalina, che
a livello acidi dello stomaco sviluppa acido prussico. E tanto per
non dare tutto per scontato, l'Ocimum Basilicum del pesto alla
genovese, se viene utilizzato nelle sue prime 4-5 foglie è seppure
leggermente tossico, in quanto per autodifesa dagli animali erbivori
elabora tossine che successivamente scompaiono. Per inciso e per
esperienza personale, se avete un giardino dove ci sono animali
brucatori (caprioli ecc) metteteci tutte le labiate che potete (
menta, timo, salvia,monarda ecc)
Attualmente l'uso a fini
alimentari e salutistici, indotto dal bisogno di autenticità,
ritorno alla natura, semplice curiosità ecc, porta molta gente a
consumare specie selvatiche.
Vengo da una famiglia che
abitava in campagna, quindi le normali piante che venivano raccolte
soprattutto in primavera le conosco, ma qui vorrei sapere chi conosce
il Tragopogon (barba di becco) e chi saprebbe oggi trovare la
Intibus Cicorium, e ancora di piu' il crescione, specie che ormai
appartengono alla archeologia botanico/gastronomica; Eppure in alcune
regioni è ancora possibile trovare nei mercati delle misticanze
molto complesse, ma occorre essere capaci di identificare con
sicurezza e correttamente le specie, ma soprattutto convincersi che
non tutto quello che è naturale è anche automaticamente benefico e
non dannoso.
L'errore di
identificazione è all'origine di incidenti di gravità variabile,
esempio:
bulbi di ornitogallum
scambiati per Muscari comosus
bacche di Paris
quadrifolia e di Belladonna scambiati per Mirtillo
radice di rafano
(armoracia rusticana) scambiato per radice di Fitolacca decandra
ma soprattutto scambiare
la genziana lutea con il veratro è potenzialmente mortale.
Anche il non rispetto per
le antiche norme di cucina che permettevano a popolazioni povere di
fruire di piatti gustosi (germogli di clematis vitalba, germogli di
fitolacca) spesso sono disattese.
Spesso nelle riviste e
pubblicazioni periodiche sono trascurati i dosaggi relativi all'uso
di alcune specie, ed il mercato relativo alla medicina naturale ed
allopatica, in forte aumento e che sollecita la curiosita di un
pubblico sempre più vasto, non considera che anche una pianta
benefica può essere causa di errori di dosaggio e quindi di danno.
In Farmacia è facile vedere ceramiche antiche con scritte tipo
Atropa belladonna, Jusquamo, e di solito in farmacia non si vendono
veleni, si spera, l'unica differenza è il sapiente dosaggio, ed il
risultato che si vuole ottenere.
Vediamo ora cosa si può
facilmente trovare nel giardino di casa o dentro casa:esposizione per
famiglie botaniche.
TAXACEE. taxus bacata,
commestibile solo l'arillo rosso, i resto è fortemente tossico-sacro
in tutte le religioni, (è citostatico :Taxolo)
AMARILLIDACEE:Narcissus,
Galanthus, Leucoljum,Steibergia ecc grossi complessi di alcaloidi,
anche dermatiti da contatto
'APIACEE-3000 specie,
molto omogenee anatomicamente, ma per questo molto difficili da
identificate con precisione.Daucus Carota,Sedano, Coriandolo,
Prezzemolo, Anegelica tutti li conosciamo: ma fuori dall'orto di casa
ce ne sono migliaia di specie e sottospecie estremamente pricolose
(cicuta, Conium Maculatum -Socrate) che inducono alla massima
attenzione
APOCINACEE.180 Generi,1300
specie- da noi frequenti sono Vinche e Nerium Oleander:quest'ultimo è
conosciutissimo, ma la Vinca non tanto, essa è carica di alcaloidi
con i quali si può decollare e volare, ma risulta molto pericoloso
l'atterraggio.
ARACEE- nei bosci Arum ed
Asarum; in casa Zantedeschia, colocasia, anthurium, dieffenbachia,
monstera, Philodendron, spatifillum, syngonium, ci portano in casa
foglie esuberanti ma anche una bella collezione di arpioni di
ossalato di calcio. Da ricordare che l'ARUM è frequente e portato
anche nei giardini, e dopo l'infiorescenza matura una spiga di bacche
colorate e dolciastre, attraenti ma piene di arpioni, e conseguente
forte irritazione di cavo orale e faringe,
ARALIACEE-da noi Edera,
assunzione di bacche significa vomito e diarrea, in casa abbiamo
schefflera e fatsia Japonica
ASTERACEE-compositae,21000
specie, divise in 1300 generi, fra i buoni di famiglia ci sono i
girasoli, il carciofo, le cicorie, ma i cattivi sono parecchi di più,
a partire dai Seneci, le cinerarie, il doronico sui ns monti, la
ligularia nei giardini. A proposito del senecio, citato spesso come
rimedio medicinale, ha condotto spesso a severe intossicazioni:
Spesso contamina i raccolti dei cereali con alcaloidi epatotossici
BERBERIDACEE: Mahonia ,
crespino (che in alcune specie il frutto viene usato come colorante),
Nandina domestica (bacche provocano fastidi intestinali)
BORRAGINACEE-foglie
tipicamente ispide, molto comuni. Pulmonarie, Consolide, Myosotis,
Bouglosse ecc: l'unica pericolosità è dato dall'abuso della
Consolida e del Symphitum Officinalis, per la presenza di alcaloidi
epatotossici, peraltro rintracciabili anche nella citatissima ovunque
Borraggine. Consiglio vivamente di approfondire l'argomento
Borragine, e garantisco sorprese.
CAPRIFOLIACEE-Madreselva
Lonicera, caprifolio, Viburnum Lantama, Sambubus Nigra,
Symphorina-mali di pancia e malessere diffuso.
CUCURBITACEE-tutti
conosciamo quelle utilizzate in cucina, alcune elaborano sostanze
citotossiche ed inibenti la replicazione cellulare e quindi di grande
interesse: La BRIONIA retica ssp DIOICA, lianiforme e comune in tutta
Italia, produce frutticini rossi attraenti, contiene una proteina
tossica(Briodofina) presente in tutti gli organi della pianta:Venita
utilizzata dai mendicanti per procurarsi piaghe semipermanenti al
fine di impietosire i passanti.
ECBALLIU/M ELATERIUM-
cocomero asinino, il liquido che sprizza in pressione è purgativo,
ma in alcuni paesi viene usato per instillazione diretta per la
sinusite, ma in uso esterno causa una irritazione severa della pelle,
infiammazione severa ed edema, conseguenze anche gravi, meglio usare
il Wiks Vaporub
ERICACEE- a parte il
mirtillo, le altre ericacee sono tossiche , a partire dal rododendro,
azalea, erica, calluna, tanto da contaminare anche il miele in caso
fi forti presenze (asiago)
EUPHORBIACEE-300 generi,
8000 specie. Normalmente -ma non tutte- secernono un lattice
caustico per le mucose. La stella di natale(Euphorbia pulcherrima),
ed il Codiaeum detto anche Croton. anche il Ricinus Communis è della
famiglia: Normalmente irritanti per la pelle e mucose, sono per la
maggior parte induttrici di carcinomi. Altre devono la tossicità
alla presenza di lecitine pericolose (ricino, dal quale si estrae la
ricina).Le euforbie indigene sono erbacee dal succo lattiginoso,
fiori verdastri e infiorescenze complesse, tutte elaborano diterpeni
tossici, attenzione agli schizzi nell'occhio.
LEGUMINOSE-650 generi,
17.000 specie-fagioli, soia, piselli ecc.Nella nostra flora abbiamo
il Laburnum anagiroides, ma anche Spartium jiunceum, Cytisus
scoparius, genista odorosa (Cytisina) ma anche WISTERIA Sinensis
tossico soprattutto nei semi
FAGACEE-Quercus, Fagus,
Castanea. Le castagne ovviamente sono commestibili, ma dopo cottura
per eliminare le saponine termolabili
LILIACEE-vasta famiglia,
che offre molti prodotti utilissimi, dall'aglio in poi, ma anche con
tanti derivati da piante selvatiche. Ad esempio dalla mortale
colchicina del colchicum autumnalis si ha una medicinale contro la
gotta, un vasoprotettore dal Ruscus aculeatus, topicidi dalla Scilla
Urginea, ecc. Attualmente la famiglia è divisa in almeno 22 gruppi
tassonomici(esempio:alliacee, asparagacee, amarillidacee, ecc)ma per
noi in questa sede si segue la classificazionediciamo vechia, quindi
sono tutte liliacee. A proposito del Colchicum autumnalis, in qualche
zona è detto falso zafferano, equivoco pericoloso per gli effetti
della colchicina, che è un veleno tutt'altro che blando.anche il
veratrum, di cui già detto, frequente nei pascoli di quota, ma
opportunamente schivato dalle bestie al pascolo, è una liliacea,
come pure il mughetto, tipico dei luoghi ombrosi e freschi, è
tossico in tutte le sue parti, esclusa la polpa dei frutti.
PAPAVERACEE-l'industria
farmaceutica usa molti composti estratti da papaveracee, da questa
famiglia sono estratti centinaia di alcaloidi. Localmente abbiamo il
Chelidonium Maius, tipico dei macereti e delle siepi, conosciuto come
"erba dei porri" per la sua azione efficace sulle verruche.
Dalle prime colline in primavera si può reperire la Coridalis ava,
che già nel neolitico era usata per il veleno delle freccie
PHITOLACCACEE, della
fitolacca abbiamo già detto. E' tossica nella enorme radice, i
nativi americani la utilizzavano per gli effetti purgativi,
conoscendone i dosaggi
POLIGONACEE- frequente ed
infestante nei campi c'è il RUMEX MAIOR, con varie sottospecie.
Tutte contengono acido ossalico, dannoso per i reni: Quando non
c'erano prodotti di pulizia aggressivi come gli attuali era usato per
pulire gli oggetti di rame.
PRIMULACEE-circa 800
specie, cosmopolita, e quelle spontanee non presentano problemi,
salvo contenuti esigui di saponine. Nelle riviste inseriscono fiori e
foglie nelle insalate ecc. Io preferisco i rapanelli.Le varietà
coltivate possono dare delle dermatiti. Anche il ciclamino è una
primulacea, e soprattutto le parti ipogee contengono delle saponine.
RANUNCOLACEE. circa una
quarantina di generi e 1800 specie, tutte senza interesse alimentare
e tutte più o meno tossiche. Aconitun napellum. Il principio
generale è l'aconitina, In zona è possibile trovare L'aconitum
napellum, l'a.vulparia Dose mortale media 3 milligrammi di sostanza
attiva. Nei giardini è frequente il Delfinium, specie orticola
comunque pericolosa. Le ranuncolacee con principio attivo la
protoanemonina sono: i ranuncoli (pratensis, acris, bulbosus, repens
ecc) peraltro a veleno termolabile con semplice fienagione, di solito
azione irritante le mucose, meno sull'epidermide. La Vitalba è
ubiquitaria, veniva raccolta in primavera, ripetutamente sbollentata
e cucinata spesso con le uova, un piatto povero, meglio una frittata
di foglie di cipolla. Gli Ellebori,foetidus e niger, ed attualmente
tutta una serie di orientali decorativi, davvero difficile poterli
mangiare. Gli Anemoni (nemorosa) diffusi e frequenti nei boschi anche
di collina, LaPaeonia Officinalis, che come dice il nome è usata in
medicina, ed in oriente entra in certi tè, ma è sempre una
ranuncolacea.........
ROSACEE-diffusissime e
produttori di frutta alimentare. In questa famiglia il pericolo è
nelle mandorle dei semi, per il contenuto a volte elevato di
amigdalina. E' l'amaro dei semi di pesco, ciliegio, albicocco.
Attenzione a scaricare dall'infusione in alcool il laurino, non
mangiare bacche di cotoneaster, photinia, amelanchier, sorbus, ma
anche semi di mela, pera ecc.
SCROFULARIACEE-l'unica
specie locale è la digitalis lutea, ma nei giardini è frequente la
purpurea e cultivar varie. Il principio è la digitalina,
cardiotonico. Personalmente ho notato una pericolosa somiglianza
nella rosetta basale primaverile fra la digitalis purpurea e certe
pulmonarie.
SOLANACEE-circa 2000
specie. Conosciamo tutti le specie alimentari, patata, pomodoro,
melanzana, peperone, nelle quali SOLO il frutto non è tossico, il
resto della pianta si!!!
in pianura è facile
trovare il Solanum Capsicoides, fuori e dentro i giardini
naturalizzato ovunque. Nei boschi e negli incolti è frequente il
Solanum Dulcamara perenne, ed il Solanum Nigrum annuale. Entrambi
portano bacche, frequente causa di mali di pancia e vomito, la
tossina è più presente nei frutti acerbi, meno in quelli maturi.
Altra storia per la Datura
stramonium, frequente negli incolti, ma portata anche nei giardini
per i suoi fiori a tromba bianchi. E' una delle erbe delle streghe, e
degli sciamani del grande nord che con la loro iniziazione ne
conoscevano i dosaggi ed i pericoli, per cui riuscivano ad atterrare
senza molti inconvenienti.
Anche la Atropa belladonna
è una solanacea, bella, interessante e pericolosa.
Utile ricordare che in
questa famiglia c'è anche la Nicotiana Tabaccum, e che la nicotina
in purezza è il veleno che uccide con la minore quantità
necessaria.
VERBENACEE- nei nostri
giardini abbiamo la Lantana Camara, che non sopravvive al freddo
invernale, ma arriva a produrre bacche nere e tossiche. Inoltre al
contatto produce dermatiti.
Finalmente abbiamo finito,
ma vale la pena di dare un'occhiata ad una statistica del centro
antiveleni europei, dove compaiono anche specie non considerate
sopra:
laburnum anagiroides 553,
sorbus aucuparia 368, mahonia 326,cotoneaster 284,lonicera 244,
piracantha241, taxus166, solanum capsicoides150, lathirus odorosum
144, symphoricarpus 141,ligustrum 133, prunus laurocerasus 108,
phaseolus104, daphne 96, physalis 91,philodendron monstera 71, ilex
64, euphorbia pulcherrima 62,viscum 57, berberis 53,dieffenbahia 50,
sambucus 48, atropa 47, solanum nigrum e dulcamara 45, viburnum 43,
solanum tuberosum 42,arum 41, aesculus 34, euonimus 27. Questo, in un
arco di tempo di 15 anni in Germania.
Altra statistica del
centro di Zurigo, e per un periodo di 6 anni, e non per essere
noiosi:
cotoneaster 381, mahonia
318, pyracantha 241, lauroceraso 230, sorbus aucuparia 227, lonicera
175, phisalis 170, solanum 163, taxus 159, convallaria 146, laburnum
109, viscum108, daphne 97,arum 97, atropa 92, berberis89, ilex 88,
euphorbia 71, sambucus 66, dieffenbachia 63, cornus 58, tulipa 57,
symphoricarpus 57,philodendron 56, viburnum 50, ligustrum 50,
narcissus32, aesculus 30, euonimus 25, inoltre e cosa ancora più
significativa: per piante non identificate 235 casi, per MISTO di
piante 1.108 casi.
Personalmente penso che
uno di questi capitato ad uno dei miei nipoti, sia una ipotesi da non
far dormire alla notte.
P.S.dimenticavo la parola
magica: MISTICANZA....... è una parola magica ed affascinante che
introduce in un mondo naturalistico/gastronomico, ma anche in una
situazione da trattare con molta oculatezza. Non è difficile pensare
e supporre che in una serie di piante raccolte magari da più persone
venga mascherato e mimetizzato qualche intruso. Personalmente non mi
fido, e comunque si dovrebbe ogni volta citare quella Preghiera che
dice:
Signore, benedici questo
pasto, e proteggici non solo dai conservanti, coloranti,
antifermentativi ecc che inconsapevolmente ogni giorno ingurgitiamo,
ma anche da tutte le tossine, alcaloidi, glucosidi cianogeni,
amigdaline ecc.ecc. che stiamo per assumere.
lunedì 29 settembre 2014
oltre quota 1000, esperienze personali
Ovviamente la logica del giardinaggio viene modificata dalla quota altitudinale.
Già a scuola si imparava (ai miei tempi) che per ogni duecento metri di quota era come guadagnare un grado di latitudine, il ché per un modenese significa che a quota 1000 è come essere in Germania, ma con l'esperienza pratica si sommano ulteriori complicazioni, dovute all'ambiente. Chiaro che si riscontrano anche impliciti vantaggi, ad esempio l'evidente fatto del drenaggio dovuto alle pendenze, ed anche il clima fresco ed arieggiato, l'ottimale ph dell'acqua e spesso anche del terreno, ma occorre fare i conti con fattori decisamente incontrollabili.
-il periodo delle gelate inizia regolarmente verso il 13/15 ottobre, e finisce quando va bene verso fine aprile; significa circa un ritardo di trenta giorni rispetto alla pianura padana in primavera, ed un conseguente anticipo di trenta giorni dell'autunno. In pratica non esistono quattro stagioni, ma due: una lunga primavera ed un lungo inverno, infatti le normali violette odorose sono presenti fino alle prime gelate.
-Manto nevoso. Purtroppo attualmente la copertura nevosa è presente per brevi periodi (rispetto a tempi anche abbastanza recenti) il ché significa che il gelo aggredisce negativamente anche specie assolutamente autoctone (vaccinium mirtillus) disseccando le cime fiorifere non protette, ed ovviamente danneggiando le specie orticole non proprio autoctone, apportate per puro spirito di giardinaggio.
-Le gelate tardive sono frequenti e normali, né ci sono grandi possibilità di microclimi favorevoli, a parte il lato sud delle abitazioni, che offre a volte possibilità di vita ad uno scarno rosmarino. In venti anni di esperienze, ho sempre visto fantastiche fioriture di amarene e visciole, ma non ho mai raccolto frutti.
-Vento:forte o debole può insistere per parecchie giornate, disseccando in superficie, e soprattutto portando e spostando montagne di foglie secche (di faggio soprattutto, ma anche di conifere) Inoltre nelle faggete opera una funzione di pulizia, facendo cadere rametti ma anche grosse branche secche dai palchi inferiori abbandonati (non passeggiate in faggeta se c'è vento, o se lo fate mettete un caschetto)
-Nebbia: veramente si tratta di una nuvola dentro la quale vi trovate improvvisamente. Per il giardinaggio significa passare da una umidità normale ad un quasi 100% e se avete delle specie sensibili all'oidio conviene mettere mano all'anticrittogamico, in fretta.
-Scirocco. Le specie impiegate sono spesso amanti del fresco, una sventagliata di scirocco può durare anche più giorni, col risultato di seccare, considerato che spesso la casa in montagna è una "seconda casa" e che anche un buon impianto di irrigazione non ovvia a fattori di questo tipo.
-Gelicidio:un fenomeno raro in pianura, frequente in quota. La neve si blocca e ghiaccia sui rami degli alberi,
aumenta eventualmente con ulteriori nevicate, e con un rinforzo di vento il peso di cima schianta i rami anche di grossa sezione. Di solito il fenomeno interessa un'area delimitata proprio dalla quota, guardacaso quota 1000. Ovvio che tutti i sentieri sono bloccati fino a primavera col disgelo, i quindi occorre lavorare di motosega e di pennato, ma niente paura, è un normale sistema di rinnovo della vegetazione alta, assolutamente naturale.
Fino qui è tutto dipendente dal clima, ma ci sono elementi sia antropici che dipendenti dalla fauna.
-elementi antropici: se la proprietà è isolata, magari senza possibilità di recinzione (in omaggio al fatto che in montagna i recinti danno fastidio, se intesi come s'intendono in pianura) spesso succede che alcune piante di piccola taglia scompaiono, rapinate da personaggi veramente poco civili, e guardacaso quasi sempre in periodo di raccolta funghi, ma forse è un malpensare da parte mia
-fauna locale: due grosse distinzioni, ungulati e roditori.
va detto che gli ungulati in effetti sono una dipendente antropica, fino a venti anni or sono non c'erano tanti cinghiali, caprioli, daini e cervi. Attualmente le arature dei cinghiali, le brucature apicali e scortecciature dei caprioli, il calpestio in genere, possono provocare anche grosse crisi di nervi. Pare ci sia un prodotto efficace nell'allontanare soprattutto caprioli e daini, si tratta di un costoso dissuasore a base di grasso emulsionabile di pecora, già sperimentato da me con discreto successo. Nella primavera 2014 gli apici del cespugliame e gli steli degli arbusti non hanno subito le solite angherie, forse per merito del suddetto prodotto.
Roditori: topolini di tutte le taglie, arvicole di almeno tre specie (rossastra, nivalis ecc) attualmente anche l'istrice, sono peggio di una piaga biblica. Soprattutto le arvicole, attivissime anche sotto la neve, ti fanno trovare il prato letteralmente distrutto, e sono dei selettori botanici efficientissimi: il 95% dei bulbi distrutti nell'inverno 2013/2014; si sono salvate le scille e naturalmente i colchici. Non ho ancora trovato un sistema valido per ovviare alla loro presenza.
-pressione radicale: se avete faggi nelle vicinanze, imparerete perché tale specie è considerata "asociale".La sua ombra non permette la vita di altre piante, soprattutto erbacee, ma il fattore più pesante è dato dalla pressione radicale esercitata in superficie da un pannello impenetrabile anche alle felci. Anche nelle radure sopravvivono solo specie adattate ed autoctone.
Va chiarito che -evidentemente- la situazione da me descritta è decisamente fuori dalla norma, ma dopo alcuni anni di prove e sconfitte, alcune specie hanno avuto successo permanente, e quindi posso elencare
questi protagonisti.
*Hemerocallis- tutte le specie e varietà, non sono appetiti dagli erbivori, estremamente rustici.
*FloxPaniculata-idem sopra
*Geranium-idem sopra
*Aster (settembrini)-idem sopra, ma alcune cultivar sono sensibili all'oidio
*Papaveri asiatici-idem, oltretutto rifiorenti
*Tredescantia andersoniana-Fiorisce sino all'arrivo dei geli
*Paeonia, l'unico problema è "antropico"
*Falaris arundinacea, è di casa
*Rododendro ed Azalea, l'unico problema è antropico. Il rododendro tende alla scosciatura.
*Genziane, sono di casa
*Colchicum, l'istrice ci ha provato, ma forse c'è rimasto secco
*Dafne, spontaneo il laureola, ma viene brucato dal capriolo quando non c'è nient'altro di verde in giro
*Felci, vasta gamma di specie decidue, per altro l'aspetto di fine stagione e altamente decorativo, ma anche in primavera alla germogliazione sono spettacolari, presente anche la Phyllitis scolopendrium, la Phegopteris,
il Polipodium ecc. Normalmente l'uso delle felci nei giardini non è considerato come meriterebbe, ma nell'ambiente montano (per quello che mi riguarda) è essenziale.
nota bene-nei lunghi inverni, con copertura nevosa insufficiente, il capriolo non disdegna anche le felci, e la Lingua di cervo ( Phyllite) è normalmente azzerata.
Utile ricordare che nell'ambiente montano ci si deve muovere con particolare prudenza, dato che frequentemente ci si trova a diserbare con le mani vicino alla coda della vipera, che sotto un normale sasso spesso c'è uno scorpioncino nero (che ha più paura di voi, ed è innocuo, ma non si sa mai) e sopratutto che attualmente e grazie agli ungulati non è difficile trovarsi qualche minuscola e micidiale zecca, apportatrice della malattia di LIME, visto che gli ungulati -anche in presenza di recinzioni, invadono i giardini con un semplice salto.
Ma non c'è da scoraggiarsi, maggiori sono le difficoltà-maggiore è la soddisfazione:
In montagna ci sono grandi soddisfazioni:
a disposizione per eventuali problemi.
Già a scuola si imparava (ai miei tempi) che per ogni duecento metri di quota era come guadagnare un grado di latitudine, il ché per un modenese significa che a quota 1000 è come essere in Germania, ma con l'esperienza pratica si sommano ulteriori complicazioni, dovute all'ambiente. Chiaro che si riscontrano anche impliciti vantaggi, ad esempio l'evidente fatto del drenaggio dovuto alle pendenze, ed anche il clima fresco ed arieggiato, l'ottimale ph dell'acqua e spesso anche del terreno, ma occorre fare i conti con fattori decisamente incontrollabili.
-il periodo delle gelate inizia regolarmente verso il 13/15 ottobre, e finisce quando va bene verso fine aprile; significa circa un ritardo di trenta giorni rispetto alla pianura padana in primavera, ed un conseguente anticipo di trenta giorni dell'autunno. In pratica non esistono quattro stagioni, ma due: una lunga primavera ed un lungo inverno, infatti le normali violette odorose sono presenti fino alle prime gelate.
-Manto nevoso. Purtroppo attualmente la copertura nevosa è presente per brevi periodi (rispetto a tempi anche abbastanza recenti) il ché significa che il gelo aggredisce negativamente anche specie assolutamente autoctone (vaccinium mirtillus) disseccando le cime fiorifere non protette, ed ovviamente danneggiando le specie orticole non proprio autoctone, apportate per puro spirito di giardinaggio.
-Le gelate tardive sono frequenti e normali, né ci sono grandi possibilità di microclimi favorevoli, a parte il lato sud delle abitazioni, che offre a volte possibilità di vita ad uno scarno rosmarino. In venti anni di esperienze, ho sempre visto fantastiche fioriture di amarene e visciole, ma non ho mai raccolto frutti.
-Vento:forte o debole può insistere per parecchie giornate, disseccando in superficie, e soprattutto portando e spostando montagne di foglie secche (di faggio soprattutto, ma anche di conifere) Inoltre nelle faggete opera una funzione di pulizia, facendo cadere rametti ma anche grosse branche secche dai palchi inferiori abbandonati (non passeggiate in faggeta se c'è vento, o se lo fate mettete un caschetto)
-Nebbia: veramente si tratta di una nuvola dentro la quale vi trovate improvvisamente. Per il giardinaggio significa passare da una umidità normale ad un quasi 100% e se avete delle specie sensibili all'oidio conviene mettere mano all'anticrittogamico, in fretta.
-Scirocco. Le specie impiegate sono spesso amanti del fresco, una sventagliata di scirocco può durare anche più giorni, col risultato di seccare, considerato che spesso la casa in montagna è una "seconda casa" e che anche un buon impianto di irrigazione non ovvia a fattori di questo tipo.
-Gelicidio:un fenomeno raro in pianura, frequente in quota. La neve si blocca e ghiaccia sui rami degli alberi,
aumenta eventualmente con ulteriori nevicate, e con un rinforzo di vento il peso di cima schianta i rami anche di grossa sezione. Di solito il fenomeno interessa un'area delimitata proprio dalla quota, guardacaso quota 1000. Ovvio che tutti i sentieri sono bloccati fino a primavera col disgelo, i quindi occorre lavorare di motosega e di pennato, ma niente paura, è un normale sistema di rinnovo della vegetazione alta, assolutamente naturale.
Fino qui è tutto dipendente dal clima, ma ci sono elementi sia antropici che dipendenti dalla fauna.
-elementi antropici: se la proprietà è isolata, magari senza possibilità di recinzione (in omaggio al fatto che in montagna i recinti danno fastidio, se intesi come s'intendono in pianura) spesso succede che alcune piante di piccola taglia scompaiono, rapinate da personaggi veramente poco civili, e guardacaso quasi sempre in periodo di raccolta funghi, ma forse è un malpensare da parte mia
-fauna locale: due grosse distinzioni, ungulati e roditori.
va detto che gli ungulati in effetti sono una dipendente antropica, fino a venti anni or sono non c'erano tanti cinghiali, caprioli, daini e cervi. Attualmente le arature dei cinghiali, le brucature apicali e scortecciature dei caprioli, il calpestio in genere, possono provocare anche grosse crisi di nervi. Pare ci sia un prodotto efficace nell'allontanare soprattutto caprioli e daini, si tratta di un costoso dissuasore a base di grasso emulsionabile di pecora, già sperimentato da me con discreto successo. Nella primavera 2014 gli apici del cespugliame e gli steli degli arbusti non hanno subito le solite angherie, forse per merito del suddetto prodotto.
Roditori: topolini di tutte le taglie, arvicole di almeno tre specie (rossastra, nivalis ecc) attualmente anche l'istrice, sono peggio di una piaga biblica. Soprattutto le arvicole, attivissime anche sotto la neve, ti fanno trovare il prato letteralmente distrutto, e sono dei selettori botanici efficientissimi: il 95% dei bulbi distrutti nell'inverno 2013/2014; si sono salvate le scille e naturalmente i colchici. Non ho ancora trovato un sistema valido per ovviare alla loro presenza.
-pressione radicale: se avete faggi nelle vicinanze, imparerete perché tale specie è considerata "asociale".La sua ombra non permette la vita di altre piante, soprattutto erbacee, ma il fattore più pesante è dato dalla pressione radicale esercitata in superficie da un pannello impenetrabile anche alle felci. Anche nelle radure sopravvivono solo specie adattate ed autoctone.
Va chiarito che -evidentemente- la situazione da me descritta è decisamente fuori dalla norma, ma dopo alcuni anni di prove e sconfitte, alcune specie hanno avuto successo permanente, e quindi posso elencare
questi protagonisti.
*Hemerocallis- tutte le specie e varietà, non sono appetiti dagli erbivori, estremamente rustici.
*FloxPaniculata-idem sopra
*Geranium-idem sopra
*Aster (settembrini)-idem sopra, ma alcune cultivar sono sensibili all'oidio
*Papaveri asiatici-idem, oltretutto rifiorenti
*Tredescantia andersoniana-Fiorisce sino all'arrivo dei geli
*Paeonia, l'unico problema è "antropico"
*Falaris arundinacea, è di casa
*Rododendro ed Azalea, l'unico problema è antropico. Il rododendro tende alla scosciatura.
*Genziane, sono di casa
*Colchicum, l'istrice ci ha provato, ma forse c'è rimasto secco
*Dafne, spontaneo il laureola, ma viene brucato dal capriolo quando non c'è nient'altro di verde in giro
*Felci, vasta gamma di specie decidue, per altro l'aspetto di fine stagione e altamente decorativo, ma anche in primavera alla germogliazione sono spettacolari, presente anche la Phyllitis scolopendrium, la Phegopteris,
il Polipodium ecc. Normalmente l'uso delle felci nei giardini non è considerato come meriterebbe, ma nell'ambiente montano (per quello che mi riguarda) è essenziale.
nota bene-nei lunghi inverni, con copertura nevosa insufficiente, il capriolo non disdegna anche le felci, e la Lingua di cervo ( Phyllite) è normalmente azzerata.
Utile ricordare che nell'ambiente montano ci si deve muovere con particolare prudenza, dato che frequentemente ci si trova a diserbare con le mani vicino alla coda della vipera, che sotto un normale sasso spesso c'è uno scorpioncino nero (che ha più paura di voi, ed è innocuo, ma non si sa mai) e sopratutto che attualmente e grazie agli ungulati non è difficile trovarsi qualche minuscola e micidiale zecca, apportatrice della malattia di LIME, visto che gli ungulati -anche in presenza di recinzioni, invadono i giardini con un semplice salto.
Ma non c'è da scoraggiarsi, maggiori sono le difficoltà-maggiore è la soddisfazione:
In montagna ci sono grandi soddisfazioni:
a disposizione per eventuali problemi.
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